
Lo studio
Callahan e colleghi hanno osservato per due anni due gruppi di pazienti, di cui uno seguito con terapie occupazionali somministrate da terapisti occupazionali, che mirava ad aumentare la cura di sé e a sostenere la capacità funzionale del paziente. Dopo 24 mesi non vi erano differenze significative tra i due gruppi, come si evince dalla relazione pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine. Entrambi i gruppi sono andati incontro ad un progressivo declino funzionale con diminuzione dei punteggi del Mini Mental State Examination. I ricercatori ipotizzano che sarebbe necessario un periodo di osservazione più lungo, un intervento di terapia occupazionale più intenso o di un campione più ampio per ottenere risultati più incoraggianti. La disabilità progressiva, secondo Callahan, ha un impatto importante sul paziente e sul caregiver che può portare al ricovero in casa di cura, per questo c’è bisogno di dare supporto ai familiari e al caregiver per superare questo handicap fornendo più assistenza, più servizi, modifiche dell’ambiente dove il paziente vive e anche tecnologie che migliorino il grado di sicurezza della casa.
Fonte: Annals of Internal Medicine
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
